01.07.2016
Storytelling: Irene Pampagnin, AUSER
Federazione per il Sociale e la Sanità„Storytelling 2016“ - Racconti dal volontariato
Raccontaci la tua storia!
Con l'iniziativa "Storytelling 2016" proponiamo la raccolta di racconti di varie esperienze di coordinatori e coordinatrici. Obiettivo di questa iniziativa è di rafforzare le associazioni nel comunicare verso l’esterno il loro valore sociale e l'importanza di un buon coordinamento del volontariato. È un passo per evidenziare il rapporto tra narrazione e organizzazione, perché lo storytelling può essere uno strumento utile sia per promuoversi, sia per conoscersi. Ecco cosa racconta Irene Pampagnin, AUSER."A volte è necessario fare esperienza in più settori prima di capire qual è quello che si addice di più."
La mia esperienza all’Auser inizia nell’aprile 2007, il giorno in cui è venuta a mancare mia nonna.Non avevo ancora 20 anni e, con questo stato d’animo iniziavo un nuovo lavoro, il mio primo lavoro, occupando da subito un ruolo più grande di me: coordinatrice di tutti i volontari dell’associazione (circa 150 persone, per la maggior parte anziane). Il volontariato per la terza età è svolto, in gran parte, da persone della terza età. Immaginate la difficoltà ad ingranare in un rapporto che, dovendo essere “amichevole”, mi metteva in soggezione, fin tanto che non ho cominciato a considerarli “nonni”. La mia istruzione è cominciata con l’affiancamento di volontari esperti e con l’aiuto della Presidenza. L’associazione è organizzata in vari settori - ascolto telefonico, trasporti, circolo, compagnia a domicilio, attività nelle strutture residenziali, organizzazione di soggiorni e gite, rapporti con le istituzioni e molto altro – tutti portati avanti con l’impiego di volontari.
Il primo colloquio con un nuovo volontario è sempre un momento importante; rilevando la sua motivazione, cerchiamo insieme una collocazione all’interno dell’associazione in base alle sue capacità e ai suoi interessi. A volte è necessario fare esperienza in più settori dell’associazione prima di capire qual è quello che si addice di più.
Essere coordinatore di un’associazione non significa solo svolgere mansioni predefinite, come sostegno al volontario e collaborazione con la direzione. Far parte di un’associazione vuol dire, in qualche modo, far parte di una grande famiglia, questo è il concetto, secondo me è importante: il coordinatore deve essere un amico, un confidente e, nel mio caso, quasi una nipote. Anche se, oberati di lavoro, bisogna sempre trovare il tempo per dialogare con il volontario, anche solo per scambiarsi un consiglio su una ricetta o per farsi raccontare i progressi del nipotino.
Passiamo gran parte della nostra giornata a lavorare, credo sia importate trascorrere queste ore in armonia. Quel giorno di aprile persi una nonna, oggi di nonni ne ho tantissimi.
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